Gli Arctica
Otto sono gli dèi [æsir] di stirpe divina che reggono la città di Ásgarðr , e parimenti Otto sono le dee [ásinjur], non meno sante e potenti.
Signore di Ásgarðr è Óðinn, e questi sono coloro che insieme a lui governano la fortezza: Þórr, Njörðr, Freyr, Týr, Sighurd e Forseti, a cui - ottavo - va aggiunto Loki.
Queste sono le dee: Frigg, Sága, Freyja, Sjöfn, Lofn, Vár,Snotra e Gná.
Vi sono poi altre dee che servono nella Valhöll portando da bere agli Einherjar: esse sono le Valkyrjur.
La razza nata e cresciuta sotto l’Albero Bianco Yggdrasil, gli Arctica, dopo aver assistito alla disfatta del Demone Melkor, Signore degli Shra, si è riunita per decidere il suo futuro.
I Capi delle grandi Casate, nella Keram ormai devastata dalle scorrerie dei servi oscuri, si sedettero e decisero dove andare…
Alcuni volevano restare nella fredda città, ma molte voci si levarono per fermarli. Keram era stata avvelenata dal fuoco. Rimaneva soltanto una soluzione, dal momento che il Ghiaccio e la Neve solamente donavano quiete a quel popolo si sarebbe partiti per cercare la Terra del ghiaccio Perenne, o Criselya, come venne chiamata in seguito dagli esperti scribi.
Così viaggiarono verso Nord, partiti da Nubla, la Città Aragrim, incontrando zone intatte, mai calpestate da uomo prima d’allora, uscite dal mare dopo la caduta del Demone..
Giunsero nei pressi di una grandissima montagna, che in gloria alla vecchia città chiamarono Keram. Eppure non sapevano ancora che in realtà il monte era un Vulcano, oramai divenuto inattivo, la cui sommità era completamente e perennemente coperta di ghiaccio.
“Krisalya!” Esclamarono in molti arctica, mentre guardavano con gioia la luce riflettersi e giocare con i grandi ammassi di neve e ghiaccio cosparsi dentro il cratere.
Si diedero da fare e cominciarono la loro opera di costruzione, innalzando i loro stendardi delle Casate, primo fra tutti quello degli Aeternus, famiglia dalla regale stirpe.
Il Sommo Bardo di quel popolo allora estrasse da una sacca del terriccio ghiacciato, lo sistemò a terra e intonò un Canto meraviglioso, eco di Arcani tempi, in cui ogni cambiamento veniva previsto e studiato, dove ogni Ciclo doveva volgere al termine, per iniziarne uno nuovo. E lentamente, come se si stesse scrollando la brina ghiacciata di dosso, spuntò un piccolo stelo bianchissimo e lucente, con due foglioline a molte punte sul capo.
“Yggdrasill è rinato a Krisalya…!” Inneggiò l’anziano Bardo, e il popolo arctica gioì alla Rinascita.
Gli Dei Aesir vegliarono sulla costruzione, donando tempo e consigli al loro amato Popolo, apparendo qua e là, ove un degno Arctica chiedeva aiuto. Molte notti stellate passarono nel bianco vulcano e la pace regnava sovrana. Eppure, non molto tempo dopo, saggi scribi e studiosi di Krisalya, affermarono con certezza assoluta che la razza nemica, una volta chiamata Shra, non era stata debellata del tutto.
Sotto il Vulcano spento, sotto la roccia congelata da anni, un brulicare di fiamme e fumo sconvolgeva la quiete assoluta che si stava instaurando sulla cima di esso…
Gli Arctica decisero di rimanere e resistere, traendo la loro forza dalla Magia e dal Ghiaccio Eterno.
Gli Elfi
Il Formenost era caduto, Yew era bruciata da cima a fondo, La Quercia Secolare di Yew era stata abbattuta. Ogni Elfo aveva perso casa. Gli Dei Valar erano privi di potere, ma vegliavano ugualmente la loro razza:
Manwe, Signore dei Venti, Supremo Re di Arda.
Aule, il Mastro Fabbro dei Valar.
Ulmo, Signore delle Acque.
Orome, il Grande Signore delle Foreste.
Mandos, il Giudice. Irmo, il Signore del Desiderio.
Tulkas, il Valoroso, il Campione dei Valar.
Varda, detta Elentari, Signora delle Stelle.
Ma la razza Elfica aveva resistito, nonostante tutto si era radunata, sul ceppo morto della Quercia, appena Melkor era stato sigillato. Le dolci e musicali parole dei Signori del Formenost erano malinconiche, piangevano la morte del bosco, le ferite degli alberi, la cacciata delle bestie e non ultimo, i loro vigneti protetti.
Ma la speranza rimaneva: alcuni dei più vecchi arcieri della foresta erano riusciti, grazie ad un’abile strategia, a prendere l’ultima ghianda della Quercia, e a mettere al sicuro molte sementi di Yew per poterle ripiantare. In questa operazione molti Dei contribuirono al risultato finale, proteggendo con amorevole cura i frutti degli alberi e le bestie indifese.
Il Consiglio degli Elfi, sempre benedetto dal Grande Manwe, il cui Soffio allieta il popolo del bosco, decise allora di partire e cercare una nuova dimora. Molte catene montuose erano sorte dopo la Morte del Nemico, e gli Elfi, ansiosi di andare verso Ovest, superarono il Mare d'Occidente s’incamminarono in una profonda valle incastonata tra una catena di monti.
La bellezza del luogo era indescrivibile… ogni elfo presente rimase stupefatto dalla quantità di alberi, cespugli, piante, animali e piccole bestie che una volta ammirata la valle la chiamarono tutti insieme “Valinde”, la Valle dei Valar, gli Dei protettori del popolo silvano.
I migliori carpentieri si misero all’opera, tagliarono lo stretto necessario a costruire il loro villaggio di legno e ripiantando subito dopo il taglio. I Signori degli Elfi, altissimi in saggezza e senno, descrissero un recinto sacro, e lì piantarono la Ghianda della Quercia Secolare, e molti altri alberi. I nemici della razza, i violenti e sporchi orchi erano stati risucchiati insieme a Melkor, ma gli Elfi sapevano bene che altri e temibili nemici avrebbero intaccato la pace di Valinde. Innalzarono le loro difese e pregarono i Valar, chiedendo loro benedizione per la nuova Valle appena popolata.
Gli Umani
Di tutti i popoli che hanno sofferto a causa di Melkor lo Shra, credo che quello degli Uomini sia stato il sacrificio più grande. I Due Re di nobile casate, Lord Blackthorne e Lord British, che si davano lotta da anni con le loro fazioni sono scomparsi. Ma non i loro Paladini, che armati di esperienza e furbizia riuscirono a sopravvivere alla caduta. Gli Ordini cavallereschi continuarono il loro corso, ma senza più il Re da servire: così alcuni cavalieri divennero banditi, e scomparvero dal mondo, mentre altri si coalizzarono e sopravvissero.
Nell’epoca in cui Melkor giunse e pose fine al vecchio Mondo gli umani erano guidati dai Templari, forte Gilda di guerrieri e Maghi che non poco diede per arginare l’avvento degli Shra.
Eppure, nonostante fosse apparentemente riunita sotto un unico Potere, la razza Umana non comprese la sua forza fino a quando il Demone non cadde.
Non appena la Gloriosa Capitale Britain venne rasa al suolo dalle Fiamme, gli umani fuggirono via, chi verso la morte e la gloria, chi verso una nuova speranza.
Alcuni bibliotecari assennati, consapevoli della vicina morte, riuscirono a imbarcarsi lungo il fiume con tutti i libri che riuscirono a prendere, alcuni dal Castello del Re, altri dalle case dei fuggiaschi.
Riunirono le loro forze vicino ad un’imponente Montagna posta verso Nord Est, alta come nessuna altra, e cominciarono a ricostruire una fortezza. Molti giorni ci vollero prima che i progetti della città vennero messi a punto, infatti subirono attacchi frequenti dagli animali che vivevano nella montagna, poco felici di condividerla insieme al popolo umano. Ma stavolta decisero di farla impenetrabile, e innalzarono un muro di pietra lungo la montagna. La città crebbe forte, di fronte il costone di roccia, e molti iniziarono a pensare di costruire un Impero Umano, Potente e glorioso.
Avvenne così che la città si cominciò a chiamare Emperion, in vista delle future conquiste che il popolo degli Uomini avrebbe fatto.
Giurarono sulla Storia passata e sulle sofferenze subite che non avrebbero mai più diviso il Potere con nessuno, un unico Imperatore doveva governare le terre degli Uomini, le loro anime e il loro corpo.
Gli Aragrim
La vecchia isola commerciale degli Aragrim, meta indiscussa dei mercanti del vecchio mondo, si era inabissata. Con lei, in fondo al mare, giaceva il sapere millenario della razza venuta dall’est: i loro calcoli del tempo, la loro maestria nel creare oggetti con il prezioso oro, la loro bravura nel gestire i commerci e vedere sempre l’utile in una trattativa. Tutto era scomparso dall’Isola.
Ma la voglia di viaggiare e lo spirito di avventura della razza prese ancora una volta il sopravvento sulla catastrofe. Tutti i Visir dell’isola possedevano una o più barche, molto usate nelle tratte commerciali verso la capitale, con la quale presero il largo pochi minuti prima dell’inabissamento grazie ai loro precisi calcoli delle stelle. Salirono tutti e neanche uno morì annegato, ma molti, nella fretta di salire a bordo, persero oggetti molto cari, sia affettivamente che in valore reale. Molte gemme caddero in acqua durante la fuga, molte armi e molti minerali giacciono ancora sul fondo del mare, nella perduta isola degli Aragrim.
Così viaggiarono per molto tempo e ricevettero notizia dell’Avvento di Melkor, così i più audaci partirono verso il Demone, aiutando i Popoli liberi a sigillarlo eternamente. Portarono con sé molte armi e potenti magie, dando un aiuto fondamentale per la Guerra. Ma si dice ancora che molti di loro aiutarono perché stipularono un accordo da mercenari, e non per solidarietà tra razze. Comunque sia andata, gli Aragrim uscirono contro Melkor rafforzati, ricchi ed esperti. Raggiunsero i loro fratelli ancora in viaggio e fondarono una nuova bellissima città, ma questa volta non su di un’isola. La paura della grande onda che inabissa rimase impressa nella loro memoria, così decisero di andare nel deserto. Camminarono per giorni, fin quando non giunsero in una zona protetta da monti, desertica ma con pozze d’acqua sotterranee. Provarono un senso di nostalgia, come se fossero tornati alla loro vera patria. Tirarono fuori l’abilità che li distingueva dagli altri popoli e con velocità costruirono case e palazzi, strade e pozzi, portando fertilità a quell’arida terra.
Nubla la chiamarono e ci costruirono sopra un’enorme biblioteca, dove racchiudere ogni libro dell’Era precedente e di quella in Corso. Il Mare non benediceva più il popolo Aragrim, ma il caldo e torrido deserto avrebbe visto la magnificenza di Nubla espandersi ovunque, grazie alle strabilianti doti di quel popolo. Inoltre Lord Visghedor, Antico commerciante reso una sorta di divinità dagli aragrim, venne adorato come non mai, creduto il vero responsabile della nascita della città di Nubla.
I Vampiri
La notte scese fredda ma subito dopo arrivarono le fiamme. Gli ultimi Guardiani delle Tenebre avevano protetto la loro città, erano scesi in cunicoli sotterranei per stanare Melkor, lo avevano cercato ovunque, senza trovarlo. I Nobili Vampiri delle vecchie famiglie gestivano a fatica le nuove reclute che spargevano per il mondo il seme malvagio della loro stirpe, e fra di esse molte furono addestrate nell’arte dell’omicidio e nel Culto eterno di Meera, l’Antica Dea della Notte, alleata degli immortali. L’Arconte Supremo della città predispose le Rune per il Sigillo di Melkor, dando così la magia necessaria per sigillare il Demone Shra, troppo forte e incontrollabile persino dai Vampiri.
Ma la battaglia contro l’Essere Demoniaco lasciò la città priva di difese e venne data alle fiamme: ogni singola bara, ogni stanza, ogni luogo di riposo dei Vampiri fu bruciato. Orde di Schiavi degli Shra invasero il territorio che per anni era stato in mano ai Vampiri, alcuni vennero catturati, altri uccisi, altri ancora convertiti al culto di Melkor, e divennero Demoni Shra.
Ma il potere del sangue vampirico era molto forte. I giovani della città incanalarono i demoni shra dentro il castello della loro gilda, li riunirono tutti insieme, tendendo un’imboscata che riuscì alla perfezione. Non un singolo shra scappò dalla rete dei vampiri, ma anche molti giovani morirono per la libertà, donando così tempo all’Arconte di formulare le sue Rune di sigillo.
Eppure, nonostante gli sforzi, la Città che non vedeva mai la luce, Semprenotte, cadde rovinosamente. La fortezza che custodiva il sapere, il riposo e la saggezza dei vampiri venne smantellata pezzo dopo pezzo dagli Shra, mentre i pochi vampiri rimasti prendevano ciò che riuscivano. Non appena Melkor sparì la razza della notte decise di partire: il vecchio luogo dove vivevano era morto oramai. Avevano bisogno di nuove terre, nuove fortezze da costruire e abitare, nuovi popoli a cui succhiare il dolce sangue.
Meera allora li guidò: prese per mano i suoi pallidi figli e mostrò loro un’oscura montagna, perennemente in ombra a causa di altri picchi che la sovrastavano lì vicino. L’altopiano che si trovava sulla punta era perfetto per edificare un enorme fortezza.
Così i Maghi Anziani dei Vampiri iniziarono ad edificare, aiutati dalle forti mani dei giovani che procuravano materie prime, cibo e sangue per rafforzarsi.
Un possente castello venne innalzato al cielo, pieno di bare, cunicoli e ampolle di sangue, gestito dall’antica razza vampirica, che chiamò quella zona di terra Nesfera, la terra dei Morti, da cui potevano vedere l'odiato sole tramontare sul Mare d'Occidente...
Ma nonostante la nuova dimora il popolo vampirico avvertiva bene che la montagna era particolare e non sarebbe passato molto tempo prima che qualche razza inferiore avrebbe reclamato la Signoria di Nesfera, prendendo ciò che spettava loro per decisione divina.
I Drow
Il sottosuolo aveva subito ingenti danni con l’avvento degli Shra. Essi avevano trovato un varco per la superfice proprio passando per le città sottarranee. Quella dei Drow fornì inizialmente anche appoggio ai demoni, credendo che si potessero facilmente controllare per i loro scopi malvagi. Ma gli Elfi oscuri sottovalutarono gli shra: credendoli deboli cercarono di renderli prigionieri, come avevano fatto più volte con gli Orchi della superfice. Ma fallirono.
La Matrona della città, Grande Sacerdotessa della Dea Ragno Lloth, venne posseduta da un grande Shra, all’insaputa del popolo del sottosuolo. Essa ordinò a tutti i Drow di seguire in battaglia l’esercito Shra, per far sì che Melkor potesse rinascere una volta per tutte.
Ma il Maestro d’Armi della città, radunando a sé i pochi Drow ancora rimasti in vita e in grado di brandire almeno una spada, attuò una resistenza, sbaragliando e uccidendo ogni shra che incontrava nel suo cammino verso la superfice. Una volta all’esterno, il manipolo di Drow s’incamminò velocemente verso il luogo della battaglia dei Sette Eserciti, dove Melkor stava infuriando.
Lo spettacolo che si presentò ai Drow fu raccapricciante persino per le loro menti abituate all’omicidio e al tradimento: decine di corpi di shra, mischiati a corpi di elfi, uomini, vampiri, arctica e aragrim giacevano sul suolo, mentre l’altissima e nerissima figura di Melkor spiccava sul campo come statua vittoriosa. I Drow allora si lanciarono al contrattacco, consapevoli della propria morte scagliarono ogni dardo, freccia e pugnale avvelenato che avevano con sé. Melkor non si scompose, allargò le sue ali e spazzò via i drow, focalizzandosi sui Maghi Arctica e Vampiri che stavano effettuando un Arcano incantesimo con delle Rune Antiche, in grado di Sigillare i Demoni di altre dimensioni per l’Eternità. Il Sigillo era a Sette Punte, simbolo delle razze che stavano affrontando il Signore degli Shra, ma era stato donato dalle varie divinità che proteggevano le razze di Sosaria. Ognuna aveva avuto un ruolo per sconfiggerlo, poiché Melkor avrebbe messo Caos dove prima c’era Ordine. Così molti Drow si sacrificarono per far completare l’Incantesimo di Sigillo ai Maghi, una volta finito un fortissimo Fuoco avvampò, bruciando molti corpi e avvolgendo Melkor.
Il suo stesso fuoco lo stava consumando, vittima della sua stessa ira finì con il sigillarsi dentro una sfera di Fuoco Eterno, in perpetua agonia e rimorso. Ma prima di essere rinchiuso non esitò a prendere con sé i suoi schiavi prediletti: gli Orchi. Ogni singolo orco venne catturato e risucchiato all’interno del Sigillo a Sette punte, che divenne momentaneamente a Sei. Gli orchi così sparirono nelle Fiamme di Melkor, e i Drow furono felici anche di questa conseguenza.
Poi andarono verso est, cercando un posto dove fuggire dal Sole e dalle Fiamme create dal Demone, e trovarono una valle nascosta sotto una Catena Montuosa, con altissimi alberi d’ebano e funghi luminescenti ai loro piedi, la grotta, Lunga, Profonda e Alta, sembrava fatta apposta per ospitare un nutrito popolo di Drow.
Shadalar fu battezzata, la Grotta delle Ombre, dove la Dea Ragno poteva trovare un degno rifugio…
Gli Efreet
Non si sa bene come nacquero i primi Efreet, Nobili e Violenti. Alcuni dicono che siano figli delle Fiamme di Melkor, accoppiate con orchesse o umane; altri narrano di come gli Orchi siano stati catturati dal Potere del Demone e uniti al suo Fuoco, creando una nuova Razza.
Il fatto certo è che sono creature dotate di poteri sconosciuti e pericolosi, il Demone Infernale pare abbia trasmesso loro l’immunità verso il fuoco, e, fatto ancora più particolare, pare gli efreet adulti abbiano delle corna sul loro capo, probabilmente i più puri fra di loro, che discendono direttamente dal Demone-Divinità, che alcuni adorano, come i vecchi Orchi.
La razza degli Efreet abita il Vulcano che dimora presso il Nord Ghiacciato, il cui villaggio viene chiamato Phyresia, terra del Fuoco, nelle Profondità di esso, dove il magma ancora caldo dona vita e vigore a questo popolo giovanissimo e antico come la terra, nato dal Male incarnato, che ha devastato il vecchio mondo, lasciando un seme nel nuovo…